Onorevoli Colleghi! - Il fenomeno relativo all'emigrazione dei cittadini italiani ha radici lontane ed è legato a motivazioni diverse.
      Dopo la seconda guerra mondiale molti italiani espatriarono in cerca di opportunità di lavoro nella speranza di creare un futuro migliore per se stessi e per le loro famiglie. Basti pensare che solo nel decennio 1954-1964 oltre due milioni e cinquecentomila lavoratori sono emigrati all'estero, facendo arrivare in Italia miliardi di valuta pregiata attraverso le loro preziose rimesse, che hanno rappresentato una delle poche voci attive della nostra bilancia dei pagamenti e un volano per la nostra economia.
      Attualmente, secondo le stime del Ministero degli affari esteri, sono circa quattro milioni i connazionali residenti all'estero, che vivono sparsi nei vari continenti, a contatto con popolazioni, realtà socio-politiche e culture molto diverse da quella di origine e, in alcuni casi, in zone a rischio, in territori (come ad esempio l'America latina) in cui si registra una forte emergenza sociale.
      Vi è una notevole richiesta da parte degli emigranti di poter avere la possibilità di studiare e ottenere un titolo di studio in Italia, nell'ottica di un recupero delle proprie radici e identità culturali.
      Per la diffusione e la promozione della cultura italiana all'estero a poco possono servire gli obsoleti istituti di cultura italiana sparsi per il mondo, vere e proprie «cattedrali nel deserto» o, meglio, circoli di cultura poco frequentati e molto costosi per l'Italia. La stessa considerazione vale per gli stanziamenti da parte dello Stato in favore di enti privati o di organizzazioni per l'istituzione di corsi di lingua italiana

 

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quando il controllo sulla gestione di tali fondi sia inesistente e di dubbia amministrazione.
      A tale fine la presente proposta di legge introduce una riserva del 5 per cento dei posti messi a concorso per l'accesso ai corsi universitari degli atenei italiani in favore dei cittadini italiani che, per motivi diversi, risiedono all'estero e che quindi non hanno le stesse possibilità di chi è rimasto in Italia.
      La presente proposta di legge, che si compone di un unico articolo, non ha bisogno di copertura finanziaria poiché non prevede alcun costo aggiuntivo a carico del bilancio dello Stato.
 

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